CARLO BUZZI RASSEGNA STAMPA

ECONOMIA D’ARTISTA / Absolute politik – Take over. LA PREALPINA, 18 NOVEMBRE 1990. Fabrizio Rovesti.

In mostra puoi comprare un sacchetto con attaccate diecimila lire vere e pagarne novemilanovecento. Oppure acquistare una pagina di pubblicità su una rivista d’arte per un’immagine realizzata da un artista il cui nome non figura: ti rimarrà in mano la fattura dello spazio pubblicitario che hai pagato.
Insomma, per “absolute politik” – questo è uno dei due titoli delle proposte fatte dal critico gallerista Luciano Inga-Pin nel suo spazio di via Pontaccio 12 a Milano – ciò che importa è l’operazione economica compiuta dagli artisti: Libero Acerbi, Art in Space, Carlo Buzzi, Marco Cingolani, Alessandro Giana e Natura-L-Mente.
Questi, afferma Manuela Gandini, un altro curatore della mostra, «ponendo al centro delle loro opere il dominio dell’economia sul mondo, elaborano il concetto di denaro, della pubblicità della massificazione del prodotto artistico, stralciando dalle comuni forme della vendita e della quotidianità politica, l’iconografia commerciale e alcuni elementi matematici equivalenti sempre, inevitabilmente, alle oscillazioni del costo del prodotto finito».
Ma su questa operazione se ne innesta una seconda, “take over” ovvero la “scalata” economica compiuta da due società reali, la Oklahoma s.r.l. e la Gallery s.r.l., con le opere degli artisti del gruppo “absolut politik”.
Le aziende sono costituite da due artisti che hanno lasciato da parte nome e opere associandosi ad avvocati, dirigenti, professionisti per realizzare delle strutture societarie aventi per scopo la produzione e il marketing dell’arte.
«La nuova classe dirigente compie la sua opera d’arte avvalendosi dell’appropriazione di un’altra mano d’opera artistica».
E, continua la Gandini, «Il prodotto artistico entra nelle dinamiche dell’astratto processo economico partecipando in modo diretto e dichiarato alla produzione di denaro e d’informazione relativa al valore. Non è più produzione pesante ma lettere di incarico, atti di compravendita, obbligazioni».
Così la Oklahoma s.r.l. di Crema, che possiede una collezione di opere di giovani artisti italiani, con presidente il noto artista Aldo Spoldi, commissiona ad alcuni degli operatori di “absolute politik” dei progetti per decorare e pubblicizzare un fischietto di grandi dimensioni che verrà realizzato dalla società stessa.
Gallery s.r.l., rappresentata da Milly Gandini, in una lettera si dichiara interessata a due artisti in particolare, Buzzi e Cingolani, e, per proseguire in collaborazione nelle successive mostre, sottopone a sua volta quattro artisti vicini al concetto che ha guidato l’operazione.
Il tutto prosegue in un intreccio economico-finanziario, spazio temporale, che prevede una presenza della mostra, con proposte solo in parte uguali, a Los Angeles e New York: il catalogo-contenitore ha per ora riempito di schede illustrative soltanto la tasca centrale riservata a Milano, mentre le due restanti sono destinate alle città nordamericane.
«Il potenziale sviluppo della mostra è ancora imprevisto e dipenderà dal tipo di relazioni commerciali e finanziarie che si instaureranno fra tutti gli artisti nel corso della mostra e dell’andamento della borsa».
Loredana Parmesani, nota critico d’arte e terzo curatore dell’iniziativa, spiega come la mostra nasca dall’apparente crisi del giudizio in cui si trova tanto la critica quanto l’arte.
«Chi decide del bello oggi non è più la filosofia, ma il sistema dell’arte, una interrelazione, una international maxi politica che, nell’acquisto e nella vendita, nel traffico generale del commercio delle forme, decide performativamente della sorte dell’opera».
«Critica e opera, gettate in questo processo, non possono che svilupparsi al suo interno e progredire nei limiti da esso stabiliti. Un processo che fa mutare l’idea centrale su cui critica e opera hanno sempre riposato determinando così l’inizio di un’epoca nuova che io identificherei con un’epoca caratterizzata da una teoria dei giochi economici».
E in quest’ottica si collocano le proposte dei giovani artisti di “absolut politik” tra i quali Carlo Buzzi di Busto Arsizio che ha trovato nell’Associazione Artistica di Legnano il territorio fertile per sviluppare le sue prime esperienze d’avanguardia.
Buzzi, che da tempo lavora sul fenomeno della “perdita di valore” in atto all’interno dei vari sistemi di informazione, ha pubblicato nel numero 156 di Flash Art Italia, una pagina di pubblicità relativa a una mostra di Picasso.
L’informazione però non contiene il luogo dove si svolgerà nè la data, ma soltanto l’orario, mentre l’immagine riprodotta – in questo caso uno scopino da bagno – non ha nulla ha che vedere con Picasso nè tanto meno vuol fare dell’ironia gratuita. Anche se citazione e immagine sono in evidente conflitto, in realtà la soluzione che scaturisce dalla considerazione globale dell’opera conferma, al contrario, l’inesistenza di questa contraddizione.
Inoltre questa interpretazione è rafforzata dal carattere ovvio dei tre elementi in gioco: il contesto pubblicitario, la citazione e l’immagine.
Sotto questo profilo appare evidente che la “perdita di fiducia” è la causa dello spostamento dell’attenzione dai meccanismi di invenzione a quelli di manipolazione.
L’operazione “take over” – “absolute politik” si è svolta come abbiamo detto presso lo spazio di Luciano Inga-Pin a Milano e ora è in viaggio verso gli Stati Uniti.

Fabrizio Rovesti – Economia d’artista/Absolute Politik-Take Over – LA PREALPINA, Domenica 18 novembre 1990

About the author

AZIENDA BUZZI

Carlo Alberto Buzzi è un artista italiano, conosciuto per i suoi interventi di public art nel contesto urbano.

Modus operandi
Carlo Buzzi si serve degli strumenti propri della comunicazione pubblicitaria. Opera interventi che coinvolgono il contesto urbano. Normalmente utilizza il comune poster tipografico. Un significativo numero di manifesti viene esposto in pubblica affissione. L’operazione è documentata fotograficamente. Il lavoro sarà in seguito formalizzato grazie alla produzione di un numero limitato di “quadri” (riproduzioni fotografiche, manifesti “strappati”).